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Il segmento testuale In Italia è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 108Analitici , di cui in selezione 5 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da relazione di Costantino Lazzari sotto presidenza Azimonti, Discorso Lazzari in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]ve perché appunto il risultato del Congresso di Bologna è stato quello di introdurre negli usi, nelle abitudini, nei programmi del nostro Partito, come mezzo di azione, il mezzo della violenza: il mezzo della violenza che è ripugnante in un Partito sorto, come il nostro, per reazione contro il vecchio culto ed il vecchio fanatismo di credere che le questioni sociali possano essere risolte col mezzo della violenza.
Nel 1892 il Partito socialista in Italia è sorto appunto spogliandosi di tutte queste vecchie fantasie che ci erano lasciate in eredità da tutto
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quell'atavismo delle generazioni passate, che aveva consumato se stesso per poter dare alla nostra nazionalità la sua indipendenza e la sua coesione. Attraverso circa trenta anni di lotta e di azione, il Partito si era portato compatto ad affrontare la situazione nel nostro Paese dopo la guerra e dopo la vittoria. I mezzi artificiali con cui l'anno scorso nel Congresso venne fatta trionfare questa esaltazione dei mezzi della violenza, che noi non abbiamo mai negato, ma che noi contest[...]

[...]equilibrio internazionale e mondiale della borghesia, si desti e si sviluppi quella fiamma rivoluzionaria proletaria che purtroppo è stata una entità trascurabile in mano dei Par
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titi socialisti della Francia, dell'Inghilterra e della Germania, Partiti so cialisti che avevano tradizioni e passato maggiori del nostro, mezzi ed estensione maggiori del nostro, ma che erano, inizialmente, Partiti socialisti socialdemocratici e patriottici. Noi in Italia non siamo mai stati tali (approvazioni), perché fino dalle nostre origini, fino dalle origini proprie del Partito operaio italiano costituito da diciassette disperati proletari di Milano nel 1882, abbiamo sempre rifiutato di venderci alle seduzioni fatte in tutte le forme dalla socialdemocrazia attuale ed abbiamo sostenuto una lotta implacabile contro le vecchie nequizie, le vecchie menzogne che erano davanti a noi dal '48 in poi.
Ecco perché, si capisce, i nostri compagni russi debbono avere tanti riguardi per il movimento francese, inglese e tedesco. Che i compagni russi ci trattino piú o [...]

[...]in cui ci troviamo. Da chi sono stati informati? Le informazioni che io ho dato al compagno Lenin ed al compagno Trotzki nelle riunioni di Zimmerwald e di Kienthal non portavano certamente alle conclusioni a cui essi sono venuti. (Approvazioni). Io mi ricordo che salutando i compagni di Russia, insieme ai quali facevo parte di diverse Commissioni, salutando quei compagni, perché si avvicinava il primo maggio ed era quindi necessario che io fossi in Italia, dissi al compagno Lenin: « Noi andiamo in Italia. Io ho la direzione del Partito socialista italiano. Io vi dico, compagni di Russia: Siamo nel pieno della guerra, nel pieno dei furori, degli orrori che sono scatenati nel mondo dal conflitto degli interessi degli sfruttatori del lavoro. Noi socialisti d'Italia non possiamo promettervi di fare grandi cose: vi promettiamo una cosa sola: noi non ci curveremo mai di fronte al misfatto dei nostri dominatori ». (Bravo !). Il compagno Lenin ha detto: « Questo basta per la nostra coscienza, per assicurarci della fede e della bontà del Partito socialista italiano ». Noi ci siamo lasciati, poi gli av[...]

[...]a situazione nella quale ci troviamo, di fronte alla necessità di decidere che abbiamo, perché la Direzione del Partito ci ha portati a decidere su questa base. La Terza Internazionale, la quale è stata male informata, in piena buona fede, ma imperfettamente, ed i nostri compagni di Russia ci consigliano continuamente, ci spingono a fare sí che questa scissione avvenga per la necessità del loro movimento e fanno appello agli organi loro speciali in Italia, coi quali si vede hanno rapporti diretti e che sono considerati come il loro Vangelo.
L'Ordine Nuovo di Torino. Sí, noi abbiamo visto con molta simpatia, anche per i muri delle città, i manifesti di questo giornale, significanti il mondo legato con le catene ed il proletariato che spezza queste catene che cascano nell'abisso del creato. È l'ordine nuovo ! Mi ricordo di essermi fermato davanti a quel manifesto. Ma guarda un po' ! L'Ordine Nuovo? Ma perché? Ma questo è ordine vecchio ! Noi abbia
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mo sempre lavorato e lottato per quest'ordine. Noi al popolo abbiamo sempre detto questo, ab[...]

[...]e, che si intitola « comunista », vuole portare la scissione fra noi, nella credenza, nella illusione di creare con questo una forza maggiore, una omogeneità maggiore nel nostro movimento, deve essere considerata molto seriamente. Contra questo nostro appellativo, questo nostro titolo di « socialisti » che noi ci siamo portati come nostro distintivo e connotato attraverso la storia delle nostre lotte, viene opposta la qualifica di « comunisti ». In Italia ha ragione di esistere questa distinzione? Io sono qui mandato anche dai contadini socialisti di Piana dei Greci. Il compagno Barbato, che mi ha incoraggiato ad accettare questo mandato, mi ha scritto una lunga lettera che fu pubblicata anche sull'Avanti ! di qualche mese fa, un po' greve e pesante, ma le cui conclusioni erano queste: In Italia, data la nostra storia, data la nostra attività, data la nostra politica, non esiste una differenza fra Comunismo e Socialismo. Noi siamo diventati socialisti quaranta anni fa, educando la nostra anima sulla base del « Manifesto dei comunisti », di Carlo Marx, del 1848. Noi ci siamo sempre considerati i veri comunisti, i soli comunisti che esistevano allora in Italia. Ci siamo chiamati socialisti perché? Perché il Socialismo esprime ed indica chiaramente che il nostro scopo è quello di capovolgere totalmente i rapporti della vita sociale moderna. Il Comunismo è per noi il contenuto di quel grande quadro, di quel grande patrimonio di civiltà che si chiama « civiltà socialista ». Il Socialismo è il contenente del Comunismo, il Comunismo è quella caratteristica
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speciale che é stata necessaria di adottare in Europa per l'abuso che venne fatto del name di socialista. Quelli che hanno fatto l'abuso hanno attaccato l'aggettivo qualificativo. Noi in Italia [...]

[...]ente i rapporti della vita sociale moderna. Il Comunismo è per noi il contenuto di quel grande quadro, di quel grande patrimonio di civiltà che si chiama « civiltà socialista ». Il Socialismo è il contenente del Comunismo, il Comunismo è quella caratteristica
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speciale che é stata necessaria di adottare in Europa per l'abuso che venne fatto del name di socialista. Quelli che hanno fatto l'abuso hanno attaccato l'aggettivo qualificativo. Noi in Italia ci siamo sempre chiamati « socialisti » perché la nostra base era appunto quella del « Manifesto dei comunisti », il quale conclude appunto con queste memorabili parole. Meditatele compagni. A noi qui il Comitato ordinatore ha voluto ricordarcele con quel cartello perché fossero un ammonimento e dovessero consigliarci a pensare a quello che facciamo: «Proletari di tutti i paesi unitevi ». (Approvazioni, applausi della maggioranza).
Perché dice « unitevi » e non « dividetevi » ? perché dice « unite vi » e non « separatevi » ? (Approvazioni, applausi).
Perché, o proletari, la vostra unione sa[...]

[...]sizione, di quella espressione. Al compagno che stava scrivendo su quella tela quelle parole io dicevo: Guardate che Carlo Marx diceva: « Proletari di tutti i paesi », perché i paesi sono quelle formazioni speciali che sono determinate dallo sviluppo dell'umanità e della civiltà. E Carlo Marx era preciso. Siamo diventati socialisti e comunisti appunto per questo e diciamo chiaramente che questa separazione che si vuole fra comunisti e socialisti in Italia è una separazione artificiale e artificiosa. (Approvazioni, applau
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si prolungati ed entusiastici della grande maggioranza del Congresso). Voce: E allora perché vi siete divisi dagli anarchici? (Rumori, interruzioni).
Voce di un comunista: Viva il Comunismo ! (Applausi dei comunisti, tumulto).
LAZZARI: Il compagno Nicola Barbato mi ha consigliato di accettare il mandato dei contadini di Piana dei Greci di rappresentarli a questo Congresso appunto per questa, che è una ragione fondamentale e programmatica, di risolvere la questione nella quale ci troviamo di fronte a questa proposta, a [...]

[...]nella quale ci troviamo di fronte a questa proposta, a questo progetto di scissione del Partito.
Io capisco perfettamente come i nostri compagni di Russia abbiano dovuto accettare questa distinzione, abbiano dovuto chiamarsi « comunisti » invece di socialisti di fronte alla confusione, alla mistificazione avvenuta nel campo socialista internazionale. Poiché bisogna pensare che in Russia anche i « riformisti » si chiamano « rivoluzionari ». Qui, in Italia, i nostri compagni sarebbero spaventati solo a chiamarsi « rivoluzionari ». In Russia la nuova organizzazione ha portato a questa distinzione; è stato necessario opporre come mezzo di selezione e di distinzione per le direttive che debbono seguire i proletari, di opporre la concezione comunista a quella che era la concezione generica, perché quelli che si chiamano comunemente « socialisti » erano tutti dei transigenti, degli accomodanti, della gente collaborazionista con le classi dominanti ed hanno dovuto scegliere questo precipitato, questo termine di distinzione, nel Comunismo, il quale ra[...]

[...]iamano comunemente « socialisti » erano tutti dei transigenti, degli accomodanti, della gente collaborazionista con le classi dominanti ed hanno dovuto scegliere questo precipitato, questo termine di distinzione, nel Comunismo, il quale rappresenta appunto il futuro ordinamento economico della società comunista. E stato necessario adottarlo in Germania, in Svizzera, in Inghilterra, in Francia, dappertutto dove c'è stata questa confusione. Da noi in Italia, adottare questo nuovo nome sarebbe un fare credere che il Comunismo é qualche cosa di diverso dal Socialismo.
Guardate a che acciecamento si arriva ! C'è stato un buon compagno del nostro Partita, un mio consanguineo, il quale mi scriveva che egli aveva accettato di fare parte della frazione comunista perché «piú avanzata » e che si è trovato poi espulso dalla frazione comunista perché non ha voluto accettare il mezzo di azione della violenza, ed egli aveva creduto, appartenendo alla frazione comunista di essere piú avanzato ! Quando si viene a mettere la questione in questo modo, e l'Ordin[...]

[...] Comunismo sarà qualche cosa di diverso dal Socialismo ».
Per evitare i pericoli che possono avvenire, io vi prego di leggere e rileggere quell'opuscoletto che venne stampato dall'Avanti !, il primo manifesto firmato anche dai compagni Bombacci, Graziadei, Bordiga, il quale finisce col rilevare che l'obbiettivo generale che dobbiamo raggiungere é la civiltà socialista. Ora se noi abbiamo in questo titolo di «c socialista » comunemente accettato in Italia, la espressione chiara e completa del grande scopo che dobbiamo raggiungere, perché noi dobbiamo, nella speranza di rimediare ai mali ed ai difetti della nostra organizzazione, cambiare la nostra qualifica e diventare K comunisti »? In questo modo accettiamo di non essere mai stati dei comunisti, mentre in Italia abbiamo adottato come base della nostra dottrina, della nostra educazione, della nostra convinzione, i principi comunisti portati dal « Manifesto » di Carlo Marx.
Per evitare questa contraddizione noi diciamo chiaramente che non accettiamo questa distinzione, che è artificiale, che viene fatta in perfetta buona fede. Ah ! sí. Purtroppo il compagno Serrati é costretto a scontare oggi quella tentazione, quella debolezza che anche egli ha avuto, di essersi lasciato trascinare l'anno scorso su questo terreno nella discussione fatta al Congresso di Bologna che era la conseguenza di questa specie [...]

[...]i modi che vengono presentati come un rimedio non possono portare che all'impotenza. Cosí è per la proposta di scissioni piccole o grandi che non possono rendere un servigio alla causa della rivoluzione.
È per questo atteggiamento, tenuto ferma anche durante la guerra, che noi del Partito socialista italiano siamo guardati dall'Internazionale con tanto interesse. È per questo che i nostri compagni dell'Internazionale credono, e giustamente, che in Italia il periodo rivoluzionario vada maturando continuamente. E questo periodo noi affretteremo in tutti i modi. L'azione compiuta dalla Confederazione Generale del Lavoro ha dimostrato come realmente anche questi uomini, che nel campo politico vogliono distinguersi con la preferenza verso un modo piú dolce di condurre la nostra politica, sanno compiere realmente la loro funzione di socialisti, massime nell'organizzazione del proletariato. (Approvazioni). Perché attraverso tutte le critiche che possono fare i torinesi dell'Ordine Nuovo, nessuno ha, poi, potuto rilevare da parte di loro un qualche a[...]

[...]na piú alta o visibile alle masse, tutti i loro capi opportunisti, sollecitare il trapasso del potere politico dai rappresentanti diretti della borghesia ai ' luogotenenti operai della classe capitalistica ', per guarire, insomma, le masse, al piú presto possibile, dalle loro ultime illusioni in questi riguardi ».
Ora è possibile la deliberazione che è stata presa dal Comitato della Terza Internazionale? È possibile nella sua applicazione anche in Italia? Si, tutto é possibile. Per noi non c'é niente di impossibile. Ma è utile per il movimento italiano o dannoso? Messo sulla bilancia il risultato a cui darebbe luogo l'adottare questa forma di scissione che è indicata dagli articoli 7 e 17, noi vecchi militanti del Partito e vecchi amanti del Partita, non esitiamo a dichiarare che sarebbe dannoso. Ora il giorno che avremo messo i nostri compagni russi e la Terza Internazionale a conoscenza che applicando interamente gli articoli 7 e 17 da essi stabiliti si farebbe il danno del nostro movimento, non esito a credere che i nostri compagni dirann[...]

[...]l nostro movimento, non esito a credere che i nostri compagni diranno: Noi abbiamo bisogno di non fare il danno a nessun Partito organizzato, a nessun Partita rispettabile come il vostro che è realmente un Partito piú rispettabile di tutti gli altri.
Tutte le tirate fatte dai nostri avversari in questa discussione, sia nelle dichiarazioni della Terza Internazionale contro i socialpatriotti, contro i socialpacifisti, sono giuste, sono esatte, ma in Italia questi non esistono piú e dalle file del Partito socialista sono stati liquidati. Esiste sí, tuttora, questa frazione di concentrazione che ogni tanto dà segno della sua attività, ma finora noi abbiamo visto come questa frazione non abbia una vera influenza efficace sulla nostra politica, sulla nostra orientazione. Essa va facendo continuamente delle riserve platoniche. Ma perché vogliamo impedire questo, perché vogliamo sempre considerare che proprio soltanto noi abbiamo il monopolio e l'ipoteca di tutte le verità, della completa verità, che soltanto noi abbiamo il possesso di questa forza d[...]

[...]tano
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l'espropriazione. Tutti hanno il diritto dì portare il contributo delle loro osservazioni, delle loro manifestazioni. Abbiamo bisogno di tirare il fiato in questa dura lotta che si continua. Ed allora diremo: Guarda Turati, cosa ci è venuto a dire ! (Rumori, interruzioni, approvazioni).
Le sue osservazioni per) non alterano niente per la condotta intransigente rivoluzionaria che si è ribadita nel 1914 quando non è piú stata possibile in Italia né la collaborazione di classe né la partecipazione al potere. E quindi noi vecchi compagni possiamo dire che gli Scheidemann ed i Noske d'Italia noi li abbiamo già liquidati. (Commenti, approvazioni). Sono i Bissolati, i Cabrini e noi da otto anni ci siamo liberati da questo pericolo e ce ne libereremo ancora. Abbiamo fede nella nostra unità, nella nostra compattezza e non abbiamo questi timori i quali ci portano oggi a seguire questa corrente, a minacciare di indebolire e di scindere e di separare le forze del Partita socialista. Perché? La scissione fra di noi diventerebbe ancora piú danno[...]

[...] ». (Approvazioni). Noi non abbiamo scritto trattati, ma abbiamo fatto un'opera continua come quella del compagno Serrati che combatteva di fronte alla grande forza intellettuale anche dei nostri compagni di Russia. E una bellissima cosa. Noi italiani siamo di un'altra natura. Facciamo pochi trattati, pochi manuali e facciamo molte opere. (Commenti, approvazioni).
E da poveri, da semplici, da modesti uomini e proletari che siamo, abbiamo creato in Italia un movimento col quale le classi dominanti devono fare i conti oggi e dovranno capitolare domani. Ieri è venuto qui il rappresentante della Bulgaria a ricordarci le deliberazioni della Terza Internazionale anche sulla questione agraria. Vi siete mai accorti, leggendo i diversi manuali mandati da Mosca e da Pietrogrado come sono belli, pedagogici i consigli per diventare perfetti affiliati della Terza Internazionale? Belli, magnifici, ma non per i nostri contadini ed operai. Il nostro avvocato non fa un discorso da scienziato e da letterato, ma impone all'assemblea della borghesia italiana di [...]

[...]erato, ma impone all'assemblea della borghesia italiana di ascoltarlo. (Applausi). È venuto a parlarci di questa questione agraria ma senza pensare che noi siamo in una condizione invidiabile di fronte ai nostri compagni stranieri della Francia, dell'Inghilterra, della Germania. Il nostro movimento non è tutto circoscritto nell'operaio industriale, nella popolazione di città, poiché per noi la campagna non è la nebulosa inesplicata e temuta. Noi in Italia abbiamo la superbia di avere affidato la trattazione di questa questione agraria alla Federazione nazionale dei lavoratori della terra, che è il lavoro piú avanzato, piú perfetto, piú grandioso del movimento di organizzazione dei contadini, dei lavoratori della terra che esiste in tutta Europa. (Approvazioni, interruzioni da parte dei comunisti).
MAZZONI: Cosa volete sapere voi, manica di ignoranti ! (Tumulto). La Russia ha un programma agricolo del <c Pipi ». (Nuovo tumulto violentissimo, con scambio di apostrofi fra i due gruppi nella sala e nei palchetti).
LAZZARI: Quindi, noi siamo in q[...]

[...]ione. Ora noi abbiamo il nostro precedente. Il Partito socialista italiano, sia per mezzo della sua Direzione, nel 1919, sia al Congresso di Bologna dell'anno scorso, ha confermato continuamente la sua entusiastica solidarietà colla Terza Internazionale e la sua adesione alla causa della rivoluzione mondiale. Noi manterremo questa nostra decisione, la confermeremo, anche se venisse la scissione fra noi. Coloro però che a nome di un comunismo che in Italia non è che artificiale per dividere le nostre forze, resterebbero aderenti alla Terza Internazionale potranno vantarsi di avere seguito ciecamente le norme che sono state prescritte per l'organizzazione della Terza Internazionale..
Voce da un palchetto: Piú quelle che le vostre ! (Rumori).
LAZZARI: Noi non mancheremo di mantenere continuamente, con la consapevolezza della nostra situazione e del nostro dovere, la nostra adesione alla Terza Internazionale, anche se non vi siamo ricevuti. Verrà il giorno in cui quella porta della Terza Internazionale, che ora pare si possa aprire facilmente ag[...]



da Giovanna Marini, Identità e uso del folk in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1975 - - settembre - 4

Brano: La discussione sulla musica popolare in Italia
Identità e uso del folk
Pubblichiamo questo intervento di Giovanna Marini nella discussione sulla mu sica popolare In Italia.
Aggiungo it mio commento a quello di Pletrangell e Glal me Pintor per quanto riguarda l'articolo «Perchè ha suc cesso la musica folk » appar so su l'Unità 11 9 agosto 1975. 'Non mi sembra tanto interessante trattare punto per punto il contenuto delle sel cartelle che Leoncarlo Setti melll dedica a questo argo mento, quanto sottolineare che, soprattutto su l'Unità, è grave affrontare un pro blema culturale con tanto di simpegno. L'intero articolo è cosparso di « forse», « ph) o meno», «in vario modo», «il plú delle volte», «qua sS ». S1 ha l'impressione che questa pletora di avverbi non stia[...]

[...]i ci getta in un baratro dl incertezza, come se l'unico paese che ancora non sappia cosa sia 1a musica popolare siri proprio l'Italia. Abbiamo una tradizione dl studi sulla musica e stilla col. tura popolare, abbiamo avuto uomini come Ernesto De Martino, abblamo un Istituto che da lui prende Il nome e ehe da anni si dedica alla cultura delle classi subalter ne e alla musica di tradizione orale, abbiamo studiosi come Carpitella, Cirese; sono nati in Italia circoli dl studio, ricerca e riproposta del materiale. Gianni Bosio ha scritto molto proprio sull'uso dei canali di comunicazione di massa e suiVintellettuale alte prese con la cultura prole tarla: ebbene, dopo tutto questo Settlmelli spiega, — anzi non spiega — che cos'è la musica popolare in un modo che è caritatevole definire «ambiguo D.
Settimelll cita. sì, «Folklo re e profitto» d: L. Lombar. di Satriartl, e elta anche San dro Portelli e la rivista «Il Nuovo Canzoniere», ll tutto provvisto abbondantemente di puntini di sospensione, che a riempirli, avrebbero cambia to un po' quello che [...]

[...]cal! ti plef » tquindi unici in quel tipo dl cultura e non comuni" ad altri mondi culturali) e esasperarli fino all' assorba mento completo di quella par. ticolare « lingua » e alla pro. posta di una musica che e continua ».
Io credo che tutto questo sia lavorare nell'ambito della « musica popolare »; ho sempre parlato però dl in tervent.i culturali modifizan. ti, e comunque apportanti un contributo al quadro genera. le della « musica popolare» in Italia. Non nentra affatto In tutto questo la canzone
commerciale», e cioè quel. lct che nasce unicamente da una logic)) di consumo, vendila e profitto. Questa aderisce, anch'essa, alle pieghe storico. sociali di questo momento, ma un modo lutto negativo, hn un modo ehe non arricchlscc culturalmente, anzi contribttisre al velocissimo deteriorarsi di ogni fenomeno culturale in un fenomeno puramente consumistico. Per questo rispondo all'articolo dl Settimelli, per questo non e al'faLtd +e vtmo » come sent bra, bensì pericolo.sisshno. fl suo discorrere. Vorrei chi;' rive: della televisione si pas. son[...]



da Emilio Franzina, Noterelle e schermaglie. Gli smarrimenti di Clio in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]ersino se considerata da un tale punto di vista, dunque, la « conversione » al sociale e al particolare di non pochi storici rispecchia qualcosa di piú di una semplice moda e mette a nudo la provvisorietà di certe affrettate riaffermazioni di « autonomia del politico » 4 o almeno la strumentalità di quelle che si portano addosso le stimmate di un parziale disegno restauratore 5.
Agli sbocchi finali della lunga crisi che ha indebolito e sfibrato in Italia lo storicismo, non si contrappongono, però, proposte alternative convincenti sul piano del pensiero e della teoria che pur devono continuare a guidare la mano di ogni storico desideroso di dare un senso alla sua ricerca e al suo rapporto con il passato e con il presente. Ponendosi sul piano del metodo e rivendicando produttività ed efficacia ai procedimenti d'indagine induttivi imperniati sugli scarti e sui dati marginali « rivelatori », Carlo Ginzburg rivaluta ora l'importanza delle « tracce » infinitesimali che' consentirebbero (e in molti casi consentono), « di cogliere una realtà piú prof[...]

[...]979, n. 7273, pp. 118125.
6 C. GINZBURG, Spie. Radici di un paradigma indiziario, in A. GARGANI (a cura di), Crisi della ragione. Nuovi modelli nel rapporto tra sapere e attività umane, Torino, Einaudi, 1979, p. 65.
7 F. DIAZ, E cosí la Storia finisce in Crusca, in « L'Espresso », n. 6, 10 febbraio 1980.
8 Cfr. l'intervista a C. GINZBURG, La storia con la s minuscola, ivi, n. 31, 5 agosto 1979, e l'intervento, nella stessa sede, di E. GRENDI, In Italia, invece, sono tutti maiuscoli.
9 F. DIAZ, Le stanchezze di Clio. Appunti su metodi e problemi della recente storiografia della fine dell'Ancien Régime in Francia, in « Rivista storica italiana » Lxxxly, settembre 1972, fasc. Iu, pp. 683745.
348 NOTERELLE E SCHERMAGLIE
anch'esse costituiscono una « spia », un « sintomo », ecc., del profondo malessere che pervade oggi in Italia le strutture della ricerca e quanti, a titolo diverso, le fanno funzionare. Strutture della ricerca e « sacerdoti di Clio » ossia
(anche) cattedre e istituti universitari, case editrici e riviste, finanziamenti pubblici e CNR.
Mettendosi su un terreno di questo genere, come si sa prosaico e « basso », riesce forse piú facile intravedere alcuni motivi marginali del contendere e
risalire da essi (siccome da « orme nel fango, rami spezzati, pallottole di sterco, ciuffi di peli... ») ai risvolti pratici e alle ragioni storiografiche del piú generale disagio.
Dinanzi alla crisi dello storicism[...]

[...]iscutibile « l'apporto diretto del 1968 alla storiografia » (banalizzato in termini di « protervia intellettuale, estrema ideologizzazione, riduzione del marxismo a mero economicismo e del lavoro storico a strumento di lotta politica
e rivoluzionaria... », De Felice, art. cit., p. 103), soltanto per scagliarsi, poi, contro il suo vero obiettivo polemico e cioè contro l'unica « scuola » sufficientemente organizzata e vivace la quale si rifaccia, in Italia, all'importante, ancorché non « epocale », rottura sessantottesca. Per il motivo non disprezzabile, si direbbe, che in campo contemporaneistico si tratta dell'unica area dissenziente
11 R. DE FELICE, La storiografia contemporaneistica italiana dopo la seconda guerra mondiale, in « Storia contemporanea », x, febbraio 1979, n. 1, p. 105.
12 S. LANARO, Modello veneto e storia nazionale, in AA.VV., Una via alla storia. Rinnovamento didattico e raccolta delle fonti orali, Venezia, Arsenale Coop. Editrice, 1980, p. 158.
13 G. MANACORDA, Rivoluzione borghese e socialismo. Studi e saggi, Roma, Edi[...]

[...]onia spacciata, per sovramercato, come « nuova ».
Nessuno ancora ha fatto caso, ad esempio, alle velleità di ripresa della sopravvivente storiografia clericale che nel nostro paese non manca certo di considerevoli supporti. Tale ripresa, almeno nelle forme, si viene realizzando a sua volta nel segno di un ritorno al sociale e al particolare che ci sembrano qui, per usare una terminologia da paradigma indiziario, alquanto « sospetti ». A battere in Italia le « vie nuove » della storia sociale e a proporre un accostamento aggiornato alle questioni di storia contemporanea, con riduzioni di scala e annesso riciclaggio degli oggetti, non si trovano solo, in altri termini, i brillanti e cosmopolitici animatori di « Quaderni storici » o gli operosi e indaff arati storici di nuova sinistra dei quali si è parlato. Con un occhio rivolto ai « dati marginali rivelatori » dell'erudizione e della storiografia locale potremmo anzi asserire che non son pochi ormai gli storici cattolici i quali tengono loro compagnia muovendosi sul terreno della ricerca secon[...]



da Giovanna Marini, Identità e uso del folk in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1975 - - settembre - 4

Brano: La discussione sulla musica popolare in Italia
Identità e uso del folk
Pubblichiamo questo intervento di Giovanna Marini nella discussione sulla mu sica popolare In Italia.
Aggiungo il mio commento a quello di Pletrangell e GIa1 me Pintor per quanto riguarda l'articolo «Perchè ha sue. cesso la musica folk » appar so su l'Unità il 9 agosto 1975. 'Non mi sembra tanto interessante trattare punto per punto il contenuto delle sei cartelle che Leoncarlo Setti meli! dedica a questo argo mento, quanto sottolineare che, soprattutto su l'Unità, è grave affrontare un pro blema culturale con tanto di simpegno. L'intero articolo è cosparso di « forse», « plìt o meno», «in vario modo», «il piú delle volte», «qua. sS ». Si ha l'impressione che questa pletora di avverbi non s[...]

[...]i ci getta in un baratro dl incertezza, come se l'unico paese che ancora non sappia cosa sia ta musica popolare siri proprio l'Italia. Abbiamo una tradizione dl studi sulla musica e stilla col. tura popolare, abbiamo avuto uomini come Ernesto De Martino, abblumo un Istituto che da lui prende Il nome e ehe da anni si dedica alla cultura delle classi subalter ne e alla musica di tradizione orale, abbiamo studiosi come Carpitella, Cirese; sono nati in Italia circoli di studio, ricerca e riproposta del materiale. Gianni Bosio ha scritto molto proprio sull'uso dei canali di comunicazione di massa e suiVhntellettuale alte prese con la cultura prole taris: ebbene, dopo tutto quo sto Settlmellt spiega, — anzi non spiega — che cos'è la musica popolare in un modo che è caritatevole definire «ambiguo D.
Settimelll cita, sì, «Folklo re e profitto» d: L. Lombar. di $salso!, e cita anche San dro Portelli e la rivista «Il Nuovo Canzoniere», ll tutto provvisto abbondantemente di puntini di sospensione, che a riempirli, avrebbero cambia to un po' quello che d[...]

[...]esto semplice e « glovtunite »: sono
sia lavorare nell'ambito del dati di fatto. saputi, accetta
la « musica popolare »; ho ti, e dov'è Il problema? Il
sempre parlato però dl In problema c'è, ed i' la vernice,
tervent.i culturali. modlfican. Settimelli vuole dare una ver
ti, e comunque apportanti un nice «degna o alla merelfica
contributo al quadro genera. clone, vuole che nessuno sl le della «musica popolare» permetta di criticare l'equi
in Italia. Non rientra affatto vorn e la malafede, vuole
In tutto questo la canzone che si dica: « St tu ci hui
«commerciale», e ciac quel proposto la vera cultura di
la che nasce unicamente da base, quella popolare, perche una logica di consumo, vendila ce l'hai proposta a "Canco e profitto. Questa aderisce, ntssima", trasmissione popo
anch'essa, alle pieghe storico lare e. Neanche questo. ave sociali di questo momento, ce, si pub dire: anche Maria
nia un modo tutto negativo, Carta ha cantato a «Canto
in un modo ehe non arric aia.+ima », le sue canzoni non chiscc culturalmente, anzi sano popolar[...]



da Giovanni Frediani, Poesia dialettale ieri, oggi [relazione conferenza 1951 ca a Domodossola] in Relazione dattiloscritta probabile 1951

Brano: POESIA DIALETTALE IERI, OGGI

Dialetti italiani In Italia si contano almeno 18 grandi gruppi dialettali. In ogni regione
italiana numerosi sono sempre stati gli scrittori teatrali ed in versi in dialetto. Essi attingevano in gran parte i temi delle loro opere direttamente dal popolo.
Radici popolari Nonostante l'enorme quantità di questa produzione che racchiude vari tesori letterari, non si puo' dire che esse sia conosciuta dagli italiani come meriterebbe. Da qualche parte si dà colpa di questa ignoranza all'estreme difficoltà di comprendere i vari dialetti. Volete una dimostrazione che quella è una scusa non valida? Qui a Domodossola, l'ossola[...]

[...]o Brancati "Ritorno alla censura" stralciamo alcuni "fogli d'ordini" altrimenti detti "veline" che il Ministero Fascista della Cultura popolare aveva diffuso:
22 Settembre 1941 "I quotidiani, i periodici e le riviste non devono più occuparsi in modo assoluto del dialetto"
2 Settembre 1942 "Non occuparsi del teatro vernacolo. Questa disposizione ha carattere tassativo e permanente"
3 Giugno 1943 "Non occuparsi di produzioni dialettali e dialetti in Italia: sopravvivenza del passato"*
Polemica PortaGiordani La polemica sulla validità o meno della poesia dialettale è stata lunga e aspra. Già al tempo del grande poeta meneghino Carlo Porta una polemica contro il dialetto fu iniziata dal noto linguista Pietro Giordani e dette la possibilità allo stesso Porta di difendersi validamente. Fu così:
L'11 Febbraio 1816 il piacentino Pietro Giordani, scrisse un articolo contro la poesia dialettale apparso sul periodico "La Biblioteca Italiana" in cui tra l'altro diceva:
"I dialetti mi paiono rassomiglianti alla moneta di rame, la quale è pur necessaria al[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine In Italia, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---italiana <---italiani <---Cosa <---Diritto <---Ecco <---Ernesto De Martino <---Giovanna Marini <---Glaime Pintor <---Il Nuovo Canzoniere <---Istituto <---Maria Carta <---Pintor <---Pletrangell <---Pratica <---Psicologia <---Radici <---Schubert <---Se Settimelli <---Settimelli <---Sistematica <---Strawinsky <---capitalismo <---cristiana <---cristiane <---fascismo <---ideologica <---italiano <---progressiste <---siano <---socialismo <---socialista <---timelliano <---Abaa <---Acropoli <---Agli <---Agraria <---America Latina <---Andrea Costa <---Annales <---Annamo <---Anticlericalismo L <---Antropologia <---Appunto <---Arzignàn <---Aurora Novella <---Azimonti <---Bartok <---Basterà <---Beda <---Belfagor <---Belli <---Beloyannis <---Bersaglio <---Biblioteca Italiana <---Bissolati <---Bnrtok <---Bologna <---Borbanè <---Borgo Pio <---Bozzolato <---Briand in Francia <---Bulgaria <---Cabrini <---Cacciabove <---Canconls <---Canzonl <---Canzonlss <---Carlo Alberto Salustri <---Carlo Ginzburg <---Carlo Marx <---Carlo Porta <---Carlo Porta Milanes <---Carmine De Riso <---Caro Turati <---Ccà <---Cesare Pascarella <---Chimica <---Chioveno <---Chè <---Ciama <---Ciavevo <---Cimiterio <---Ciro Assante <---Comune di Parigi <---Comunità <---Confederazione Generale del Lavoro <---Congresso di Bologna <---Conzeess <---Croce La <---Cunzonissima <---Cùrreme <---De Felice <---Defatti <---Del Carria <---Dicheno <---Dico <---Didattica <---Dio <---Dio Padre <---Dioeu <---Direzione del Partito <---Domodossola <---E Carlo Marx <---E Santa Madalena <---Ecchela <---Editori Riuniti <---Edizioni di Storia <---Edmondo De Amicis <---Edoardo De Filippo <---Edoardo FIRPO <---Edoardo Grendi <---Eduardo De Filippo <---Elìa <---Eneja <---Engels <---Enzo Guerra <---Er Padre <---Er mercato de piaza navona <---Eric Hobsbawm <---Etica <---Etnostoria <---Età <---Eugenio CIRESE <---Fantasia Quest <---Favoletta E <---Febbraio <---Figurete <---Filippo Turati <---Filosofia <---Folklore <---Fonti <---Fraa Condutt <---Francia <---Fucini <---Funtane <---Furio Diaz <---Gabbelle <---Gabriele De Rosa <---Galtarossa <---Giavan <---Ginzburg <---Gioacchino Belli <---Giordani <---Giovanni Leoni <---Giugno <---Glal <---Gnì <---Grecia <---Guarda Turati <---IGNAZIO BUTTITTA <---Ignazio Buttitta <---Ignazio Masulli <---Inghilterra <---Ingresi de Piazza de Spagna <---Intervento di Ignazio Masulli <---Kienthal <---Krilenko <---La Biblioteca Italiana <---La Russia <---La Terza <---La guerra <---Labour Party <---Lassamo <---Lcolo <---Lenin <---Lettera a on amis <---Logica <---Lxxxly <---Làsselo <--- <--- <---Madona <---Manifesto dei comunisti <---Mara Carta <---Marghera <---Maria Carta a a Cunzonlss <---Marla Carta <---Meccanica <---Meditatela <---Meditatele <---Merica <---Mess <---Ministero Fascista <---Mmerz <---Molta <---Morgari <---Mosca <---Nicola Barbato <---Noi <---Noi in Italia <---Nojantri <---Novella Aurora Cantarutti <---Novella CANTARUTTI <---Nuovo Politecnic <---Nuovo Politecnicc <---Né Millerand <---Occhio <---Ordine Nuovo <---Orlanno <---Ornavass <---Padre <---Padre Eterno <---Paolo PASOLINI <---Paradiso <---Partiti in Europa <---Partito <---Pascarella <---Pavèis <---Pcolo <---Peppenella <---Perché <---Però <---Piazza de Spagna <---Picinin de Corea <---Pier Polo Pasolini <---Pietro Giordani <---Pietrogrado <---Piglià <---Pile <---Podrecca <---Porta <---Porta-Giordani <---Posò <---Povera <---Poverello <---Procaspio <---Proletari di tutti i paesi unitevi <---Puorco <---Pure <---Pòvere <---Quaderni <---Quaderni Piacentini <---Qui a Domodossola <---Reggio Emilia <---Renato Fucini <---Retorica <---Ricordi Questa <---Ritorno alla censura <---Rivista <---Rivista storica italiana <---Russia <---Régime <---San Francesch <---Santa Chiesa <---Santo Severino <---Sapé <---Sarvo <---Satriartl <---Scheidemann <---Schema <---Scioscia <---Sclafs <---Seassaro <---Seassaro di Milano <---Sentitelo <---Settlmellt <---Settlmeln <---Sezione di Milano <---Silvio Lanaro 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